Il “dolce stil novo”, detto anche stilnovismo, è un
importante movimento poetico italiano che si è sviluppato nella seconda metà
del Duecento.
L'origine dell'espressione è da rintracciare nella Divina
Commedia di Dante Alighieri (Canto XXIV del Purgatorio): in essa
infatti il rimatore guittoniano Bonagiunta Orbicciani da Lucca definisce la
canzone dantesca Donne ch'avete intelletto d'amore con l'espressione
'dolce stil novo', distinguendola dalla produzione precedente (come quella del
“notaro” Giacomo da Lentini), per il modo di penetrare interiormente luminoso e
semplice, libero dal nodo dell'eccessivo formalismo stilistico (Guittone
d' Arezzo).
Riportiamo il passaggio dantesco:
« "...Ma dì s'i' veggio qui colui che fore
trasse le nove rime, cominciando
Donne ch'avete intelletto d'amore."
E io a lui: "I'mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando."
"O frate, issa vegg'io", diss'elli, "il
nodo
che 'l Notaro e Guittone[3] e me ritenne
di qua dal dolce stil novo ch'i' odo!..." »
(Purg. XXIV, vv. 49-57)
Corrente che segna l'inizio del secolo, il dolce
stil novo influenzerà parte della poesia italiana fino a Petrarca: diviene
guida, infatti, di una profonda ricerca verso un'espressione raffinata e nobile
dei propri pensieri, staccando la lingua italiana dal volgare, portando la
tradizione letteraria verso l'ideale di un gesto ricercato e aulico. Nascono le
rime nuove, una poesia che non ha più al centro soltanto la sofferenza
dell'amante, ma anche le celebrazioni delle doti spirituali dell'amata. A
confronto con le tendenze precedenti, come la scuola guittoniana o più
in generale la lirica toscana, la poetica stilnovista acquista un
carattere qualitativo e intellettuale più elevato: il regolare uso di metafore
e simbolismi, così come i duplici significati delle parole.
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