Poco prima di un gol
È il gol dell’1-0, in
una gara che sarebbe poi finita 3-1 per il Barcellona: l’avversario è
l’Arsenal, siamo nella partita di ritorno degli ottavi di finale della
Champions League 2010/2011. All’andata, l’Arsenal ha vinto 2-1. Il primo tempo
sta per finire quando Messi entra in area e “chiama” un passaggio filtrante a
un compagno, Iniesta. Il pallone arriva e Messi si trova solo davanti al
portiere. A questo punto ogni attaccante, nella frazione di secondo in cui è
libero prima che il portiere e i difensori gli si facciano addosso, ha davanti
a sé alcune soluzioni, ognuna delle quali è, in ordine crescente, la misura del
suo talento:
1. tirare fortissimo,
senza guardare
2. tirare mirando uno
degli angoli della porta
3. fare un pallonetto
che scavalchi il portiere e vada dritto in porta
4. scartare il portiere
di lato e segnare a porta vuota
L’aprosdòketon
di Leo Messi
Messi non fa nessuna
delle quattro cose elencate qui sopra – ognuna delle quali, a suo modo,
appartiene alla logica di questo sport ed è dunque prevedibile. Ne fa una
quinta. Si sistema la palla e poi, con un tocco leggero, la lascia sospesa
nell’aria, sul posto, non scavalcando il portiere ma aspettando che sia lui a
passarvi sotto; poi si ferma: guarda il pallone e, senza lasciare
che tocchi terra, segna.
Ogni sport ha le sue
regole e le sue leggi, ma a renderlo grande sono le deviazioni dalla norma, gli
imprevisti, i colpi di genio: l’aprosdòketon, ovvero l’elemento
inatteso, imprevedibile, che stravolge il naturale corso degli eventi e porta
la sorpresa, il colpo di scena in una situazione codificata (in questo caso,
l’attaccante solo davanti al portiere).
C’è dunque una quinta
soluzione per finire questa azione, ma è appunto una soluzione impossibile,
impensabile da chi non è Messi:
5) segnare come
Messi.
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