Vampiro: 1893-1894, olio su tela, cm 91x109, Oslo, Munch-museet. |
Sigmund Freud
(1856-1939) è stato un autore molto prolifico, ma anche costantemente impegnato
a precisare e modificare le proprie teorie. Spinto dagli
infiniti interrogativi che nascevano dalla pratica clinica, stimolato dalle
novità scientifiche, punzecchiato dalle critiche di colleghi e avversari, il
padre della psicoanalisi nel corso degli anni muta sensibilmente le proprie
posizioni e nello stesso tempo allarga i propri orizzonti: è così che dalle
originarie riflessioni sulla sessualità e le nevrosi Freud approda a una
spiegazione della dinamica della società, basata sul contrasto tra i due
principi della psiche umana, Eros e Thanatos.
Per leggere una brevissima sintesi della vita di Freud
e alcuni brani estratti dalle sue opere, clicca qui.
Che cos’è Eros
Con il nome della divinità
greca “Eros” Freud indica una tendenza all’aggregazione che agisce a livello
biologico e psichico. Nel suo percorso di ricerca Eros è l’erede della libido,
un’energia psichica legata alla pulsione sessuale, che egli ha individuato
molto presto e che ha costituito l’asse portante della sua riflessione (Freud
però non abbandona il termine “libido”, ma lo usa per indicare gli aspetti
energetici e comportamentali di Eros).
Per semplificare, possiamo
dire che per qualche tempo Freud ha immaginato una contrapposizione tra la
pulsione verso il piacere e il principio di realtà dell’Io, ossia tra una
tendenza a soddisfare immediatamente i bisogni della libido e una tendenza a
procrastinarli e adattarli al mondo reale.
Perché Eros non basta più
A un certo punto, però,
Freud giunge alla conclusione che la vita psichica e i comportamenti si
dimostrano irriducibili alla sola libido e al principio di realtà. Anzi, il
principio di realtà sembra nascere dalla stessa libido. Ciononostante Freud non
intende limitare il corredo pulsionale umano alle sole pulsioni libidiche.
A questa esigenza teorica
si accompagna l’osservazione. Nei comportamenti dei sadici e dei masochisti non
c’è solo il piacere, ma anche una spinta alla distruzione. Nei bambini che
ripetono sempre gli stessi gesti c’è qualcosa che sfugge al semplice piacere,
perché, oltre un certo grado di ripetizione, al piacere subentra una situazione
che impedisce un’evoluzione. Ma cosa giustifica questi comportamenti?
Freud mantiene un’impostazione dualista: ma al
contrasto tra il principio del piacere e il principio di realtà sovrappone una
nuova contrapposizione, quella tra gli istinti di vita e gli istinti di morte,
che oltre a livello psichico sembrano appartenere alla materia vivente, che
spingono verso uno stato di quiete e una condizione inorganica.
In perenne movimento tra
clinica, speculazione, filosofia e biologia, Freud è entusiasta di scoprire che
secondo alcuni biologi la tendenza alla morte è connaturata alla materia
organica, perché nella sostanza vivente esiste una parte destinata alla morte e
una parte immortale, il “plasma germinale”, al servizio della perpetuazione
della specie. In modo non del tutto chiaro, il livello materiale e quello
spirituale della vita sembrano corrispondersi. Non poteva mancare il livello
sociale.
Come interagiscono Eros e Thanatos
Nel Disagio della
Civiltà (1929) Thanatos diventa protagonista (anche se in realtà in
quest’opera Freud parla di “principio di morte”). Meno evidente di Eros, ma
spesso legato ad esso, capace di dirigersi verso l’esterno nella forma
dell’aggressività, Thanatos è il nemico della civiltà.
Il ragionamento di Freud
parte dalla considerazione che ogni uomo desidera la felicità, ma i limiti
imposti dalla natura e dalla società spesso gli impediscono di raggiungere la
meta. Gli uomini primordiali erano senza dubbio più liberi di quelli attuali,
ma rischiavano la pelle ogni giorno, mentre nella più comoda civiltà possono
accontentarsi di surrogati.
La società, infatti, mette a disposizione attività e
comportamenti per indirizzare le pulsioni libidiche nel modo più inoffensivo
come l’arte e la scienza.
Nella società l’amore si
trova imbrigliato da mille regole che spingono alla monogamia e alla fedeltà e
deviano una parte della forza erotica verso forme di amore “inibito nella
meta”, come quello per amici e parenti. Ma allora perché la società non è un
luogo paradisiaco dove tutti amano gli altri come se stessi?
La risposta è semplice:
perché l’uomo è naturalmente aggressivo. Quella pulsione distruttrice che negli
anni precedenti era illustrata con comportamenti individuali, ora viene
esemplificata da Freud con le grandi stragi della storia (a partire dalla Prima
guerra mondiale). Anche a questa pulsione la civiltà deve porre un freno.
Ancora una volta l’uomo delle origini stava meglio di noi, poteva sfogare i
suoi istinti distruttori e non soffriva di nevrosi, ma rischiava di cadere
vittima dell’aggressività altrui.
Il laccio della coscienza
Eros e Thanatos, afferma
Freud, sono in lotta continua e l’evoluzione civile è un costante impegno volta
a impedire alla seconda di mandare in rovina la società, che nasce dalla
tendenza aggregativa della prima.
Lo stratagemma elaborato
dalla società consiste nel rispedire al mittente la sua aggressività senza
lasciargliela sfogare. L’energia pulsionale aggressiva, rinchiusa tra le pareti
della mente, se la prende con l’unico che non può sfuggirle ossia l’individuo a
cui appartiene: nasce così il senso di colpa. Freud individua quindi un
fenomeno simile a quello si sviluppa nei bambini che, frustrati per non poter
sfogare la loro aggressività contro il padre per paura di perderne l’amore,
generano dentro di sé il Super Io, un controllore interno. «Ciò che iniziò con
il padre, si compie nella massa», sintetizza Freud (Il disagio della civiltà
e altri saggi, Bollati Boringhieri, Torino 1997, p. 267).
Perché questa tesi è così affascinante?
La teoria contrasto tra
Eros e Thanatos ha un potere di seduzione enorme, come spesso accade alle
teorie dualiste. Formulato nell’interregno tra le due grandi tragedie del
Novecento, la Prima e la Seconda guerra mondiale, sembra dare un senso
psicologico alla follia distruttiva di quei decenni. Ma è anche vero che porta
con se gli echi di così tante teorie religiose e filosofiche (più o meno per
ammissione dello stesso Freud) dall’Amore e la Contesa del greco Empedocle, al
dualismo dei catari, allo scontro tra l’ingorda volontà di vivere di
Schopenhauer e l’ostinato approdo al nulla del saggio indiano, che Freud sembra
più tentato dalla filosofia che dalla psicologia.
Dalle sue molte fonti,
però, non traeva né auspici né formule consolatorie: e che questo scontro tra
giganti potesse avere terminare con la vittoria di Eros, lo lasciava molto
dubbioso.
Qui puoi leggere un’interessante
considerazione a proposito della tendenza considerare superabile il male
all’interno della società, smentita da larga parte della filosofia e dallo
stesso Freud.
Vampiro:
1893-1894, olio su tela, cm 91x109, Oslo, Munch-museet.
Il dipinto trasforma
un momento di tenerezza in uno di terrore. Non soltanto, infatti, l’abbraccio
della coppia è pieno di disperazione – nell’ambiente spoglio, nell’annullamento
dei tratti dei volti, ma anche nella contrapposizione tra la donna nuda e
l’uomo vestito; diventa una scena di morte. La protagonista diventa un demone
che getta una maledizione sulla vita del compagno, uccidendolo a poco a poco.
Nella tavolozza, ristretta a poche sfumature di neri e bruni, il rosa del
braccio nudo e le ciocche rosse dei capelli acquistano eccezionale evidenza,
accentrando l’attenzione sulla figura femminile. In un’immagine essenziale
quanto pregnante l’artista ha insomma dato forma al binomio greco di Eros e
Thanatos, Amore e Morte, facendo però coincidere quest’ultima con la donna
stessa, che diventa l’agente della distruzione.
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