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venerdì 19 giugno 2015

EROS, THANATOS E LA LOTTA PER LA VITA DELLA SPECIE UMANA

Vampiro: 1893-1894, olio su tela, cm 91x109, Oslo, Munch-museet.



Sigmund Freud (1856-1939) è stato un autore molto prolifico, ma anche costantemente impegnato a precisare e modificare le proprie teorie. Spinto dagli infiniti interrogativi che nascevano dalla pratica clinica, stimolato dalle novità scientifiche, punzecchiato dalle critiche di colleghi e avversari, il padre della psicoanalisi nel corso degli anni muta sensibilmente le proprie posizioni e nello stesso tempo allarga i propri orizzonti: è così che dalle originarie riflessioni sulla sessualità e le nevrosi Freud approda a una spiegazione della dinamica della società, basata sul contrasto tra i due principi della psiche umana, Eros e Thanatos.
Per leggere una brevissima sintesi della vita di Freud e alcuni brani estratti dalle sue opere, clicca qui.

Che cos’è Eros

Con il nome della divinità greca “Eros” Freud indica una tendenza all’aggregazione che agisce a livello biologico e psichico. Nel suo percorso di ricerca Eros è l’erede della libido, un’energia psichica legata alla pulsione sessuale, che egli ha individuato molto presto e che ha costituito l’asse portante della sua riflessione (Freud però non abbandona il termine “libido”, ma lo usa per indicare gli aspetti energetici e comportamentali di Eros).
Per semplificare, possiamo dire che per qualche tempo Freud ha immaginato una contrapposizione tra la pulsione verso il piacere e il principio di realtà dell’Io, ossia tra una tendenza a soddisfare immediatamente i bisogni della libido e una tendenza a procrastinarli e adattarli al mondo reale.

Perché Eros non basta più

A un certo punto, però, Freud giunge alla conclusione che la vita psichica e i comportamenti si dimostrano irriducibili alla sola libido e al principio di realtà. Anzi, il principio di realtà sembra nascere dalla stessa libido. Ciononostante Freud non intende limitare il corredo pulsionale umano alle sole pulsioni libidiche.
A questa esigenza teorica si accompagna l’osservazione. Nei comportamenti dei sadici e dei masochisti non c’è solo il piacere, ma anche una spinta alla distruzione. Nei bambini che ripetono sempre gli stessi gesti c’è qualcosa che sfugge al semplice piacere, perché, oltre un certo grado di ripetizione, al piacere subentra una situazione che impedisce un’evoluzione. Ma cosa giustifica questi comportamenti?
Freud mantiene un’impostazione dualista: ma al contrasto tra il principio del piacere e il principio di realtà sovrappone una nuova contrapposizione, quella tra gli istinti di vita e gli istinti di morte, che oltre a livello psichico sembrano appartenere alla materia vivente, che spingono verso uno stato di quiete e una condizione inorganica.
In perenne movimento tra clinica, speculazione, filosofia e biologia, Freud è entusiasta di scoprire che secondo alcuni biologi la tendenza alla morte è connaturata alla materia organica, perché nella sostanza vivente esiste una parte destinata alla morte e una parte immortale, il “plasma germinale”, al servizio della perpetuazione della specie. In modo non del tutto chiaro, il livello materiale e quello spirituale della vita sembrano corrispondersi. Non poteva mancare il livello sociale.

Come interagiscono Eros e Thanatos

Nel Disagio della Civiltà (1929) Thanatos diventa protagonista (anche se in realtà in quest’opera Freud parla di “principio di morte”). Meno evidente di Eros, ma spesso legato ad esso, capace di dirigersi verso l’esterno nella forma dell’aggressività, Thanatos è il nemico della civiltà.
Il ragionamento di Freud parte dalla considerazione che ogni uomo desidera la felicità, ma i limiti imposti dalla natura e dalla società spesso gli impediscono di raggiungere la meta. Gli uomini primordiali erano senza dubbio più liberi di quelli attuali, ma rischiavano la pelle ogni giorno, mentre nella più comoda civiltà possono accontentarsi di surrogati.
La società, infatti, mette a disposizione attività e comportamenti per indirizzare le pulsioni libidiche nel modo più inoffensivo come l’arte e la scienza.
Nella società l’amore si trova imbrigliato da mille regole che spingono alla monogamia e alla fedeltà e deviano una parte della forza erotica verso forme di amore “inibito nella meta”, come quello per amici e parenti. Ma allora perché la società non è un luogo paradisiaco dove tutti amano gli altri come se stessi?
La risposta è semplice: perché l’uomo è naturalmente aggressivo. Quella pulsione distruttrice che negli anni precedenti era illustrata con comportamenti individuali, ora viene esemplificata da Freud con le grandi stragi della storia (a partire dalla Prima guerra mondiale). Anche a questa pulsione la civiltà deve porre un freno. Ancora una volta l’uomo delle origini stava meglio di noi, poteva sfogare i suoi istinti distruttori e non soffriva di nevrosi, ma rischiava di cadere vittima dell’aggressività altrui.

Il laccio della coscienza

Eros e Thanatos, afferma Freud, sono in lotta continua e l’evoluzione civile è un costante impegno volta a impedire alla seconda di mandare in rovina la società, che nasce dalla tendenza aggregativa della prima.
Lo stratagemma elaborato dalla società consiste nel rispedire al mittente la sua aggressività senza lasciargliela sfogare. L’energia pulsionale aggressiva, rinchiusa tra le pareti della mente, se la prende con l’unico che non può sfuggirle ossia l’individuo a cui appartiene: nasce così il senso di colpa. Freud individua quindi un fenomeno simile a quello si sviluppa nei bambini che, frustrati per non poter sfogare la loro aggressività contro il padre per paura di perderne l’amore, generano dentro di sé il Super Io, un controllore interno. «Ciò che iniziò con il padre, si compie nella massa», sintetizza Freud (Il disagio della civiltà e altri saggi, Bollati Boringhieri, Torino 1997, p. 267).

Perché questa tesi è così affascinante?

La teoria contrasto tra Eros e Thanatos ha un potere di seduzione enorme, come spesso accade alle teorie dualiste. Formulato nell’interregno tra le due grandi tragedie del Novecento, la Prima e la Seconda guerra mondiale, sembra dare un senso psicologico alla follia distruttiva di quei decenni. Ma è anche vero che porta con se gli echi di così tante teorie religiose e filosofiche (più o meno per ammissione dello stesso Freud) dall’Amore e la Contesa del greco Empedocle, al dualismo dei catari, allo scontro tra l’ingorda volontà di vivere di Schopenhauer e l’ostinato approdo al nulla del saggio indiano, che Freud sembra più tentato dalla filosofia che dalla psicologia.
Dalle sue molte fonti, però, non traeva né auspici né formule consolatorie: e che questo scontro tra giganti potesse avere terminare con la vittoria di Eros, lo lasciava molto dubbioso.
Qui puoi leggere un’interessante considerazione a proposito della tendenza considerare superabile il male all’interno della società, smentita da larga parte della filosofia e dallo stesso Freud.

 Vampiro: 1893-1894, olio su tela, cm 91x109, Oslo, Munch-museet.

 Il dipinto trasforma un momento di tenerezza in uno di terrore. Non soltanto, infatti, l’abbraccio della coppia è pieno di disperazione – nell’ambiente spoglio, nell’annullamento dei tratti dei volti, ma anche nella contrapposizione tra la donna nuda e l’uomo vestito; diventa una scena di morte. La protagonista diventa un demone che getta una maledizione sulla vita del compagno, uccidendolo a poco a poco. Nella tavolozza, ristretta a poche sfumature di neri e bruni, il rosa del braccio nudo e le ciocche rosse dei capelli acquistano eccezionale evidenza, accentrando l’attenzione sulla figura femminile. In un’immagine essenziale quanto pregnante l’artista ha insomma dato forma al binomio greco di Eros e Thanatos, Amore e Morte, facendo però coincidere quest’ultima con la donna stessa, che diventa l’agente della distruzione.

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