Scuola
Negli azzurri mattini
le file svelte e nere
dei collegiali. Chini
su libri poi. Bandiere
di nostalgia campestre
gli alberi alle finestre.
le file svelte e nere
dei collegiali. Chini
su libri poi. Bandiere
di nostalgia campestre
gli alberi alle finestre.
di Sandro Penna
L'incipit del componimento ci proietta in 'azzurri mattini':
un'immagine serena ad indicare gli inizi di nuovi giorni che si
prospettano luminosi e intensi. Significativa è la posizione centrale
dell'aggettivo qualificativo, a rendere come l'idea dell'azzurrità stessa
del giorno, in sè promettente e pregno di vita da sperimentare e godere,
senza ombre ne' confini. Da rilevare e' anche l'utilizzo del termine
'mattini': a differenza ad esempio di 'mattinate', esso indica l'esordio
di un nuovo giorno in sè, dunque e' il simbolo di un inizio.
La successiva immagine e' tuttavia in contrasto con l'esordio. 'File
svelte e nere / di collegiali' si accampano ora ai nostri occhi. 'File'
come di formiche in schiera ordinatamente in cammino verso la scuola che
e' un dovere frequentare; 'svelte' poiché il ritardo e' infrazione alla
norma e - e' lecito
al lettore presupporre - potenziale fonte di sanzioni; 'e nere',
aggettivo dalla sicura valenza denotativa (le divise dei collegiali sono
nere) ma forte anche di un valore connotativo, poiché nero, cupo,
deludente e desolante sarà il prosieguo del giorno che pure si presentava
così promettente, come nero, cupo e triste diventerà lo stato d'animo
degli studenti che ben altro erano
indotti a sperare dal mattino azzurro. Si noti inoltre che i bambini e
gli adolescenti sono vengono nominati in quanto tali. Essi sono
'collegiali', ossia vengono identificati con il ruolo che rivestono.
Attraverso una apparentemente semplice scelta lessicale, che potrebbe
passare inosservata, il poeta esprime come la scuola neghi la natura
stessa della govinezza, ossia la piena e libera esplorazione del mondo e
della propria interiorità che preme verso l'auto-scoperta e l'espressione
di sè.
'Chini / sui libri poi' presenta un enjambement che mira a
sottolineare l'atteggiamento supino degli studenti, esecutori passivi e
non attivi interlocutori. La tensione innescata dall'inarcatura rispecchia
la tensione del poeta e quindi del lettore che, come partecipando alla
castrazione imposta alla
vitalità dei collegiali, e' costretto a rallentare e forzare la dizione.
Un ulteriore enjambement e' rinvenibile negli ultimi versi: 'bandiere /
di nostalgia campestre'. Per i giovani riuniti nell'aula scolastica
e rassegnatamente chinati sui libri da leggere e studiare - si può
immaginare mnemonicamente -, gli alberi visibili attraverso i vetri della
stanza sono richiami ad una vita vissuta a pieno contatto la natura, che
risvegli emozioni e sensi, ed inviti all'avventura del mondo e
all'esplorazione del proprio universo interiore; richiami destinati a
rimanere inascoltati e a originare dunque uno struggente sentimento di
nostalgia per ciò che e' negato. Non e' un caso che il componimento
termini con un'immagine di chiusura rispetto al mondo esterno così
luminosamente presentato nell'incipit: 'gli alberi alle finestre'. Risulta
inoltre in tal modo ribadito il contrasto tra il mondo naturale confinato
all'esterno e lo schermo infrangibile che si interpone fra quello e la
realtà positiva.
I tre puntini di sospensione paiono allora essere dotati di un
significato non secondario. Consideriamo anche l'assenza di verbi nelle
proposizioni di questo testo. Il verbo indica un'azione, quindi una
volontà, sicuramente un movimento fisico quando non intellettuale ed
emotivo. Il poeta pare proporci dunque fotogrammi statici, metafora
dell'immobilità e della straniata esecutivià
cui sono condannati gli studenti. Null'altro resta da dire, pare
volerci comunicare il poeta attraverso i puntini di sospensione; come se
la soffocante impossibilità di azione dei giovani ridotti a collegiali
avesse contagiato l'autore stesso; o, forse, come se quella immobilità
sofferta fosse anche la sua.
Da non tralasciare e' l'aspetto metrico. La sestina, costituita da una
serie di settenari che presentano lo schema ritmico ABABCC, pare voler
tentare di fornire un ordine sereno e quieto ad un dolore di cui l'autore
non ci propone l'espressione diretta, potenzialmente devastante e forse
difficilmente
comunicabile quando non indicibile nei suoi precisi termini, bensì una
prudente evocazione attraverso immagini di una quotidianità quasi trita
ma risematizzata in forza della sua portata simbolica. Testimonianza di
come all'arte accada di essere lo strumento per dare ordine al caos e al
subbuglio di quella materia spesso scottante e confusa che e' la nostra
interiorità, trasformata dall'arte stessa in strumento di condivisione e
bellezza consolatoria.
Scuola parla dunque davvero solo di scuola?
A seguito di una lettura attenta, possiamo interpretare questo testo in
chiave simbolica.
La scuola evocata da Penna e' la vita, i cui mattini
azzurri, ossia la giovinezza, sono gravidi di promesse condannate ad
essere deluse.
(Chissà... forse Penna guardò dei collegiali e in loro trovò
un rispecchiamento di se stesso e dell'umanità in generale; vide nel loro
cammino il percorso da una giovinezza 'azzurra' ad un'età adulta alienata
dal contatto col mondo naturale e con l'altrettanto naturale dimensione
dei propri
sentimenti, desideri, aspirazioni...)
(Non potrebbe dunque Scuola interessare a tutti coloro che sentono o
hanno bisogno di sentire quanto si sono allontanati dall'autenticità della
loro vera natura, senza forse nemmeno essersene resi conto?)
Nessun commento:
Posta un commento