AMBITO ARTISTICO-LETTERARIO
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Sviluppa
l’argomento scelto o in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”,
utilizzando, in tutto o in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti
e i dati forniti.
Se scegli
la forma del “saggio breve”, argomenta la tua trattazione, anche con opportuni
riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Premetti
al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi.
Se scegli
la forma dell’“articolo di giornale”, indica il titolo dell’articolo e il tipo
di giornale sul quale pensi che l’articolo debba essere pubblicato.
Per
entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio
protocollo.
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ARGOMENTO:
Personaggi femminili nell’Orlando furioso di
Ludovico Ariosto
Documento 1
[Angelica, nascosta in un boschetto per
sfuggire all’inseguimento di Rinaldo e Ferraù, scorge Sacripante, re di
Circassia, che piange d’amore per lei, e pensa di servirsi di lui per
difendersi dagli altri inseguitori]
49 Con molta attenzion la
bella donna
al pianto, alle parole,
al modo attende1
di colui ch’in amarla
non assonna2;
né questo è il primo dì
ch’ella l’intende:
ma dura e fredda più
d’una colonna,
ad averne pietà non
però scende3,
come colei c’ha tutto
il mondo a sdegno,
e non le par ch’alcun
sia di lei degno.
50 Pur tra quei boschi il
ritrovarsi sola
le fa pensar di tòr4 costui
per guida;
che chi ne l’acqua sta
fin alla gola
ben è ostinato se mercé5 non
grida.
Se questa occasione or
se l’invola6,
non troverà mai più
scorta sì fida7;
ch’a lunga prova
conosciuto inante
s’avea quel re fedel
sopra ogni amante.
51 Ma non però disegna de
l’affanno
che lo distrugge
alleggierir chi l’ama8,
e ristorar9 d’ogni
passato danno
con quel piacer ch’ogni
amator più brama:
ma alcuna finzione,
alcuno inganno
di tenerlo in speranza
ordisce e trama;
tanto ch’a quel bisogno
se ne serva,
poi torni all’uso suo
dura e proterva10.
L.
Ariosto, Orlando furioso, I, 49-51
1. attende: presta attenzione.
2. non
assonna: non si addormenta, cioè
non tralascia di amarla.
3. non però
scende: tuttavia non si abbassa.
4. tòr: prendere.
5. mercé: aiuto.
6. se
l’invola: se le sfugge.
7. fida: fedele.
8. chi
l’ama: Sacripante.
9.
ristorar: ricompensare.
10.
proterva: superba.
Documento 2
Angelica è chiaramente un calco dell’immagine amorosa
petrarchesca; e il suo nome non è che l’antonomasia della donna come “angelico
sembiante”, figura centrale della lirica amorosa. Ora, la mossa narrativa nuova
e strabiliante è di paracadutare tale delicata figurina nel mondo selvatico,
tutto fisico, degli eroi maniaci che agiscono solo per incaponimenti belluini.
Ed è una novità che fin dalla sua apparizione (in apertura del poema di
Boiardo) mette in subbuglio tutto l’universo cavalleresco. Perché, con la sua
perpetua sfuggenza, Angelica è subito come il motore, il “primum mobile” dei
giri a vuoto; è la spinta inerziale dei moti maniacali; è la traccia da cui
nascono tutti gli inseguimenti, tutte le trame. Lei incarna le proiezioni su
cui l’incantamento si fissa, il “filo d’oro” con cui si ordiscono i “nodi”, le
“reti” del desiderio.
Per questo Angelica è la grande invenzione che rivoluziona il
romanzo cavalleresco. Grande invenzione di Boiardo, il quale la presenta come
una maga che scatena invasamenti maniacali con le proprie malie (Orlando
innamorato, libro primo, 1, 37). Ariosto la cita come “angelico sembiante”,
“sembianza”, parvenza che scompare (XI, 8), “imago” (XII, 26); tutte metafore
di un desiderio puntato non tanto sulla donna quanto sulla sua immagine, come
nelle liriche amorose del nostro poeta: “l’aver nel cor di voi sempre l’imago”.
Ma nel nostro poema “imago” indica anche le figure magiche con cui suscitare un
incantesimo, come nel caso del mago Atlante che crea un castello dal nulla per
incanto (XXII, 23). È un’accezione diffusa del termine, riferita ai libri di
magia, che ricorre già in Dante: “fecer malìe con erbe e con imago” (Inferno, XX,
123).
Come figura della malia e dell’incanto amoroso, Angelica è
un’inafferrabile “imago”, che produce i suoi effetti magici a distanza. Non un
carattere con una sostanza psicologica, ma una traccia che crea un intrico di
inseguimenti a vuoto; romanzesco simulacro per suscitare il film dei desideri.
Di lei sappiamo solo che è bionda, giovinetta di bellezza assoluta, e
detentrice di un anello magico che ha il potere di dissolvere gli incanti e di
farla sparire. L’anello riassume la sua potenza di figura che fuggendo o
svanendo produce effetti di invasamento insensato: “donde lor sparve subito agli
occhi, / e li lasciò come insensati e sciocchi” (XII, 34). E già da una delle
prime scene nel poema di Boiardo, quando svanisce nell’aria agli occhi dello
strabiliato Ferraù, è fissata questa sua specialità di mostrarci l’incanto dei
desideri come potenza di immagini vane e sfuggenti.
G.
Celati, Angelica che fugge. Una lettura dell’Orlando furioso, in
“Griseldaonline”, n. 3, 2003-2004
(http://www.griseldaonline.it/percorsi/3celati.htm)
Documento 3
Le donne hanno un ruolo importante per Ariosto: non solo come
eroine del suo testo (uno dei “motori” dell’azione è appunto la bellissima
Angelica) ma anche come pubblico ideale.
Come già Boccaccio, anche Ariosto vede nelle donne, appassionate
di “storie”, le sue interlocutrici preferite e al mondo femminile dedica
un’attenzione primaria, pur nel contesto di un poema cavalleresco, dove gli
eroi maschili “senza macchia e senza paura”, i gloriosi cavalieri, dovrebbero a
prima vista essere gli assoluti protagonisti. Il mondo femminile è strettamente
connesso alla grande importanza che l’amore assume, come si diceva, nel poema
di Ariosto: amore come innamoramento, ma anche come passione capace di
sconvolgere la mente persino del paladino più incorruttibile e glorioso
(Orlando) oppure come naturale gioioso gioco erotico, di cui l’Ariosto, con la
sua saggia e bonaria filosofia laica, sembra invitare eroi e lettori a godere
(ed è la tradizione di Boccaccio ad emergere). Amore anche come inganno e come
gelosia; ma non solo nell’amore sono protagoniste le donne: alcune, come
Bradamante, per virtù e destrezza non sono da meno dei paladini.
G.
M. Anselmi, Profilo storico della letteratura italiana, Sansoni,
Milano 2001
Documento 4
[È qui descritto l’incontro di Ruggiero con
Alcina]
10 [...] sola di tutti
Alcina era più bella,
sì come è bello il sol
più d’ogni stella.
11 Di persona era tanto ben
formata,
quanto me’ finger1 san pittori
industri2;
con bionda chioma lunga
et annodata:
oro non è che più
risplenda e lustri3.
Spargeasi per la
guancia delicata
misto color di rose e
di ligustri4;
di terso avorio era la
fronte lieta,
che lo spazio finia con
giusta meta5.
[...]
16 Avea in ogni sua parte un
laccio teso,
o parli o rida o canti
o passo muova:
né maraviglia è se
Ruggier n’è preso,
poi che tanto benigna6 se la
truova.
Quel che di lei già
avea dal mirto inteso,
com’è perfida e ria7, poco gli
giova;
ch’inganno o tradimento
non gli è aviso8
che possa star con sì
soave riso.
L.
Ariosto, Orlando furioso, VII, 10 (7-8), 11, 16
1. finger: ritrarre.
2.
industri: abili.
3. lustri: luccichi.
4.
ligustri: gigli.
5. lo
spazio ... meta: chiudeva lo spazio (del
viso) con esatta proporzione.
6. benigna: cortese.
7. ria: malvagia, crudele.
8. non gli
è aviso: non gli pare possibile.
Documento 5
Rinascimentale, ancora, è la concezione della donna, che non è
più, ovviamente, né la donna-angelo di tanta tradizione cavalleresco-cristiana,
né la donna-demonio di tanta tradizione misogina cristiana: due concezioni
antitetiche, che si erano scontrate e intrecciate per secoli – si affacciavano
ancora, tutte e due, nel Decameron – e nelle quali era, in tutte
e due, la presenza attiva dei miti biblici della donna, strumento ora di
perdizione (Eva) ora di misericordia e redenzione (la Vergine). Ma qui la donna
è solo – verrebbe voglia di dire – il femminile dell’uomo, in una civiltà nella
quale – negli strati sociali più alti – essa aveva cominciato ad aprirsi alla
cultura e all’arte, sicché erano numerose le scrittrici e le poetesse, e
l’intensa vita sociale di corte e gl’incontri quotidiani con le donne – le
corti del Bembo, del Castiglione e del Bandello sarebbero incomprensibili senza
la presenza attiva delle «dame di palazzo» – toglievano loro il fascino morboso
dell’ignoto, e le facevano compagne amabili di conversazioni e di feste [...].
Perciò nel Furioso è una gamma svariatissima di donne in mille
atteggiamenti e comportamenti diversi: donne di tizianesca perfezione di forme,
dai colmi corpi superbi, che amano, odiano, temono, sono tenere e rigide,
guardano all’uomo con freddo cinismo come Doralice, o si sacrificano per l’uomo
che amano come Isabella, o sono spietatamente indifferenti e calcolatrici con
chi soffre per loro, eppure, se si innamorano, languono e piatiscono grazia
esse per prime, come Angelica fa con Medoro.
Così, chi scinda il poema negli elementi che lo compongono –
l’uomo, la donna, la natura, il comportamento sociale – trova sempre che ognuno
di quegli elementi e tutti assieme sono quali erano nelle aspirazioni e nella
realtà della società e nella cultura italiana.
G.
Petronio, L’attività letteraria in Italia. Storia della letteratura
italiana, Palumbo, Palermo 1993
Documento 6
![]() |
J. A. D.
Ingres, Ruggiero libera Angelica, 1819, olio su tela, Parigi, Musée du Louvre
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