L’ALLUVIONE HA SOMMERSO IL PACK DEI MOBILI
L’alluvione ha
sommerso il pack dei mobili,
delle carte,
dei quadri che stipavano
un sotterraneo
chiuso a doppio lucchetto.
Forse hanno
ciecamente lottato i marocchini
rossi, le
sterminate dediche di Du Bos,
il timbro a
ceralacca con la barba di Ezra,
il Valéry di
Alain, l’originale
dei Canti
Orfici – e poi qualche pennello
da barba,
mille cianfrusaglie e tutte
le musiche di
tuo fratello Silvio.
Dieci, dodici
giorni sotto un’atroce morsura
di nafta e
sterco. Certo hanno sofferto
tanto prima di
perdere la loro identità.
Anch’io sono
incrostato fino al collo se il mio
stato civile
fu dubbio fin dall’inizio.
Non torba m’ha
assediato, ma gli eventi
di una realtà
incredibile e mai creduta.
Di fronte ad
essi il mio coraggio fu il primo
dei tuoi
prestiti e forse non l’hai mai saputo.
(E. Montale,
da Satura, 1971)
Si accumulano parole come si
accumulano cose. L’alluvione di Firenze del 1966 fu, oltre che una delle più
grandi catastrofi del secondo Novecento italiano, anche il momento in cui
Montale perse molte delle cose che possedeva e che aveva stipato in una
cantina: libri, carte, quadri e “cianfrusaglie”. Ne parla alla moglie in questa
che è l’ultima poesia di una sezione di Satura intitolata Xenia e
dedicata al dono: Xenia infatti indica, in latino, quei doni che vengono
fatti a un ospite che se ne va dalla nostra casa. E la moglie se n’era andata
nel 1963, morendo in un ospedale di Milano: Xenia è dunque il dono
tardivo che il poeta fa a qualcuno che non c’è più.
Clicca qui per leggere un articolo su
Montale e la moglie, Drusilla Tanzi
Il mondo è negli «eccetera»
Tutto si accumula, in questa poesia,
che per i primi dieci versi non è che un elenco, una lista ragionata delle cose
perdute. Montale non è l’ultimo, né il primo, a comporre delle liste, anzi: si
può dire che le liste e gli elenchi siano uno dei motivi letterari più usati
nella storia della letteratura. I primi, grandi cataloghi si trovano nell’Iliade
di Omero, ma tutto il Medioevo ne è attraversato, come anche l’epoca moderna:
sono celebri le liste di Whitman e Joyce, e lo sono quelle di Borges. Perché si
elenca? Per il gusto dell’enumerazione, perché si vuole catalogare qualcosa,
per accostar cose che si trovano vicine ma non hanno tra loro un rapporto
specifico o anche, come fa Montale, per tenere il conto di ciò che si è perso.
Ma si elenca anche perché non si può o non si sa dir tutto, e allora lo si
trascrive così come appare, ben sapendo che la letteratura non potrà mai
restituire la realtà nel suo complesso: e allora, come sostiene Umberto Eco
parlando del più antico e celebre dei cataloghi, quello omerico delle navi, non
si può che chiudere ogni elenco, idealmente, con un eccetera.
Clicca qui per leggere il catalogo
delle navi dell’Iliade
Qui invece un video Rai con Umberto
Eco che parla di “Vertigine della Lista”, il libro dedicato a elenchi e
accumulazione
Nessun commento:
Posta un commento