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venerdì 5 febbraio 2016

DONNA E LETTERATURA




Un percorso sulla donna nella letteratura non può che prendere le mosse dalle origini stesse delle letterature moderne.
Nella poesia medievale, infatti, sia nelle liriche dei poeti provenzali (i cosiddetti trovatori), sia nei romanzi in versi del ciclo bretone (tra le più famose le storie di Lancillotto e Ginevra e di Tristano e Isotta), la figura femminile risulta subito il tema principale del canto e l’oggetto dell’esaltazione del poeta, che, elevandola al di sopra di se stesso, la contempla come irraggiungibile destinatario del proprio sentimento. In entrambi i generi è ravvisabile l’espressione della civiltà cortese-cavalleresca, mentre la figura femminile va socialmente identificata con la castellana.
Successivamente, con il dolce stil novo la figura femminile si evolve, perdendo la sua specifica caratterizzazione sociale, e innalzandosi esclusivamente per le sue doti morali, la sua grazia e la sua gentilezza, fino a divenire, con la Beatrice di Dante, la donna-angelo, strumento di salvezza e tramite tra l’uomo e Dio.
Anche il Canzoniere di Petrarca è interamente dominato da una figura femminile, Laura, a cui il poeta dedica ogni suo pensiero e sentimento.
Al di là degli aspetti comuni alla tradizione provenzale e stilnovistica, quali la “servitù” del poeta, la sublimazione della donna e la sua irraggiungibilità, Laura è ben lontana dal rappresentare la donna-angelo, e l’amore per lei ha un carattere esclusivamente terreno: esso è un desiderio impetuoso che rende completamente schiavo l’animo del poeta, distogliendolo dalla religione e da Dio.
Quanto alla presenza attiva della donna nella vita letteraria e culturale dell’epoca, essa risulta piuttosto irrilevante, se si fa eccezione per la figura per certi versi enigmatica della poetessa Compiuta Donzella, che si inserisce tra le voci dei rimatori toscani a Firenze prima dello sviluppo della scuola stilnovista.
Per trovare una presenza più incisiva della donna nella vita culturale e artistica dobbiamo trasferirci nell’ambiente più evoluto e raffinato delle corti rinascimentali. Alla corte estense di Ferrara, in particolare, è decisivo il ruolo svolto dalle donne della dinastia ducale per la promozione e la diffusione della cultura e dell’arte, da Isabella d’Este a Lucrezia Borgia o a Renata di Francia.
Ma nel Rinascimento fiorisce anche una cospicua produzione letteraria al femminile, in particolare nel genere della lirica d’amore di ispirazione petrarchesca. Basti pensare all’opera poetica di Veronica Gambara, Vittoria Colonna e Gaspara Stampa.
Relegata nel Seicento a un ruolo marginale, la donna ritorna in primo piano nella vita sociale del Settecento, periodo che ci interessa più da vicino.
Si tratta, in genere, di un ruolo mondano, riservato peraltro alle donne dell’aristocrazia, che organizzano conviti e ricevimenti, accompagnate dal “cavalier servente” e ossequiate da tutta la nobiltà.
Non mancano tuttavia figure femminili capaci di dare sostanza intellettuale e culturale a questi eventi mondani: nasce così il “salotto”, vera alternativa alla maschile “accademia”, che, anche una volta tramontato il mondo dell’aristocrazia, manterrà vivo nell’Ottocento il suo ruolo di cenacolo culturale e artistico.
A Milano, dove l’istituzione è particolarmente presente, celebre fu il salotto di Clara Maffei, che ospitò tra gli altri D’Azeglio e Grossi, Balzac e Liszt, Hayez e, soprattutto, Verdi.
Nel contempo, se non ancora in Italia, in altri Stati europei, e in particolare in Inghilterra e in Francia, anche l’apporto attivo delle donne alla produzione letteraria si fa sensibilmente più consistente.
Basti ricordare, in Inghilterra, scrittrici come Jane Austen, Mary Shelley, Emily e Charlotte Brönte, o, in Francia, la figura di Madame de Staël, fondamentale per la diffusione delle idee romantiche; o, ancora, la produzione della poetessa americana Emily Dickinson.


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