Un percorso sulla donna nella
letteratura non può che prendere le mosse dalle origini stesse delle
letterature moderne.
Nella poesia medievale, infatti, sia nelle liriche dei poeti provenzali
(i cosiddetti trovatori), sia nei romanzi in versi del ciclo bretone (tra le
più famose le storie di Lancillotto e Ginevra e di Tristano e Isotta), la
figura femminile risulta subito il tema principale del canto e l’oggetto
dell’esaltazione del poeta, che, elevandola al di sopra di se stesso, la contempla
come irraggiungibile destinatario del proprio sentimento. In entrambi i generi
è ravvisabile l’espressione della civiltà cortese-cavalleresca, mentre la
figura femminile va socialmente identificata con la castellana.
Successivamente, con il dolce stil novo la figura femminile si
evolve, perdendo la sua specifica caratterizzazione sociale, e innalzandosi
esclusivamente per le sue doti morali, la sua grazia e la sua gentilezza, fino
a divenire, con la Beatrice di Dante, la donna-angelo, strumento di salvezza e
tramite tra l’uomo e Dio.
Anche il Canzoniere di Petrarca è interamente dominato da una figura
femminile, Laura, a cui il poeta dedica ogni suo pensiero e sentimento.
Al di là degli aspetti comuni
alla tradizione provenzale e stilnovistica, quali la “servitù” del poeta, la
sublimazione della donna e la sua irraggiungibilità, Laura è ben lontana dal
rappresentare la donna-angelo, e l’amore per lei ha un carattere esclusivamente
terreno: esso è un desiderio impetuoso che rende completamente schiavo l’animo
del poeta, distogliendolo dalla religione e da Dio.
Quanto alla presenza attiva della
donna nella vita letteraria e culturale dell’epoca, essa risulta piuttosto
irrilevante, se si fa eccezione per la figura per certi versi enigmatica della
poetessa Compiuta Donzella, che si
inserisce tra le voci dei rimatori toscani a Firenze prima dello sviluppo della
scuola stilnovista.
Per trovare una presenza più
incisiva della donna nella vita culturale e artistica dobbiamo trasferirci
nell’ambiente più evoluto e raffinato delle corti rinascimentali. Alla corte
estense di Ferrara, in particolare, è decisivo il ruolo svolto dalle donne
della dinastia ducale per la promozione e la diffusione della cultura e
dell’arte, da Isabella d’Este a Lucrezia
Borgia o a Renata di Francia.
Ma nel Rinascimento fiorisce anche una cospicua produzione letteraria al
femminile, in particolare nel genere della lirica d’amore di ispirazione
petrarchesca. Basti pensare all’opera poetica di Veronica Gambara, Vittoria
Colonna e Gaspara Stampa.
Relegata nel Seicento a un ruolo marginale, la donna ritorna in primo piano
nella vita sociale del Settecento,
periodo che ci interessa più da vicino.
Si tratta, in genere, di un ruolo
mondano, riservato peraltro alle donne dell’aristocrazia, che organizzano
conviti e ricevimenti, accompagnate dal “cavalier servente” e ossequiate da
tutta la nobiltà.
Non mancano tuttavia figure
femminili capaci di dare sostanza intellettuale e culturale a questi eventi
mondani: nasce così il “salotto”, vera alternativa alla maschile “accademia”,
che, anche una volta tramontato il mondo dell’aristocrazia, manterrà vivo nell’Ottocento il suo ruolo di cenacolo
culturale e artistico.
A Milano, dove l’istituzione è
particolarmente presente, celebre fu il salotto di Clara Maffei, che ospitò tra gli altri D’Azeglio e Grossi, Balzac e
Liszt, Hayez e, soprattutto, Verdi.
Nel contempo, se non ancora in
Italia, in altri Stati europei, e in particolare in Inghilterra e in Francia,
anche l’apporto attivo delle donne alla produzione letteraria si fa sensibilmente
più consistente.
Basti ricordare, in Inghilterra,
scrittrici come Jane Austen, Mary
Shelley, Emily e Charlotte Brönte, o, in Francia, la figura di Madame de Staël, fondamentale per la
diffusione delle idee romantiche; o, ancora, la produzione della poetessa
americana Emily Dickinson.
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