Citazione

L'insegnamento non può fermarsi alle ore di lezioni in classe.

Compito del docente è quello di accompagnare gli allievi nella formazione della persona e ciò può essere possibile solo in un tempo dilatato, per un'educazione permanente (C.C.E., 2001).

Il concetto di educazione permanente indica che si apprende in differenti contesti formali, informali, e non formali: non solo a scuola, ma anche nella rete web.

venerdì 5 febbraio 2016

LE DONNE E I “SALOTTI”



 

La vita sociale del Settecento porta in primo piano la donna, relegata nel Seicento a un ruolo marginale. Conviti, feste, eventi mondani dell’aristocrazia ruotano sempre più intorno alla figura della padrona di casa, accompagnata dal “cavalier servente” e ossequiata dai nobili, a cui offre la sua ospitalità. In queste occasioni mondane dominano la grazia raffinata e l’eleganza dei modi e degli abiti; e nelle conversazioni che la dama propone anche gli argomenti più impegnativi e le nuove problematiche di un mondo intellettuale in fermento vengono sfiorati con leggerezza e superficialità.
Non mancano, tuttavia, in questo quadro sociale, figure femminili di grande sostanza intellettuale e culturale, capaci di dar vita, con la loro intelligente ospitalità, a veri e propri cenacoli intellettuali. Nasce così il “salotto artistico e intellettuale”, vera alternativa alle “accademie”, in cui, però, a differenza di queste ultime, figura centrale è la donna, con la sua brillante conversazione, l’intelligenza con cui seleziona le sue amicizie e organizza le serate mondane.
Scomparsi, con la Rivoluzione francese e l’avvento del nuovo secolo, i rituali tipici dell’aristocrazia settecentesca, il salotto rimarrà un’istituzione fondamentale, punto di ritrovo del mondo intellettuale e, in alcuni casi, dei protagonisti delle battaglie sociali e politiche del tempo, All’epoca di Maria Teresa d’Austria, un salotto colto fu quello di Vittoria Ottoboni Serbelloni (Roma 1721 - Villa la Quiete a Tremezzo, Como 1790). Sposa del duca Gabrio Serbelloni, dal quale vivrà presto separata, fu amata e ammirata da Pietro Verri.
Possedeva una grande cultura di storia ed era esperta di letteratura francese, di cui tradusse e pubblicò il teatro comico di Destouches. Aveva inoltre doti di grande attrice e amava esibirsi nelle parti femminili più in voga nel teatro privato della sua villa. In essa accolse, come precettore dei suoi figli, Giuseppe Parini, allora giovane abatino. Nel suo “salotto”, oltre ai fratelli Verri, confluirono gli intellettuali che avrebbero dato vita alla Società patriottica, da Beccaria, a Frisi, a Moscati.
Un altro salotto “illuminato” fu quello di Paola Litta Visconti Arese (Milano 1751-1846). Sposa di Giuseppe Castiglioni Stampa, si legò di amicizia con Francesco Melzi d’Eril, figura di uomo politico di primo piano nell’età napoleonica. In casa Litta Castiglioni si svolgevano gli incontri della Gran Loggia nazionale lombarda, la sola loggia massonica ammessa da Giuseppe Il; ma essa ospitò anche letterati di primo piano, tra cui Giuseppe Parini, che dedicò alla donna la sua ode La recita dei versi.

Figura affascinante, nell’età napoleonica, fu quella di Antonietta Fagnani Arese (Milano 1778 - Genova 1847). Andata sposa a vent’anni al marchese Marco Arese Lucini, a quel tempo, nonostante la giovane età, già alto magistrato della Repubblica Cisalpìna, fu poi ammessa con lui alla corte del vicerè Eugenio. Donna colta, la Fagnani Arese conosceva perfettamente il francese, l’inglese e il tedesco, e si dice che abbia tradotto per Foscolo il romanzo di Goethe I dolori del giovane Werther, modello dell’Ortis. Il nome della Fagnani Arese è legato principalmente alla sua passione per il grande poeta, che le dedicò lode All’amica risanata. Giuseppe Rovani, nel romanzo Cento anni, che descrive la vita milanese dal 1750 al 1850, la dipinge come una donna capace di suscitare grandi passioni e anche lei amante appassionata, ma insofferente dei legami.
Il salotto più celebre della Milano dell’Ottocento è senza dubbio quello della contessa Clara Maffei (Bergamo 1814 - Milano 1886). Figlia del conte Giovan Battista Carrara Spinelli e di Ottavia Gambara, discendente di quella Veronica che fu celebre figura di intellettuale e di poetessa del Rinascimento, Clara sposò il poeta Andrea Maffei nel 1832. Già nel 1834 cominciò a dar vita alle celebri serate nella sua dimora di via Bigli. Tra i primi frequentatori del salotto intellettuale Maffei vi furono Tommaso Grossi e Massimo d’Azeglio, nonché il pittore Francesco Hayez, autore di un ritratto della contessa donato al conte Andrea. Nel 1837 vi fu ospite il grande scrittore francese Honoré de Balzac e l’anno successivo il musicista Franz Liszt, in compagnia della contessa d’Agoult.
Dal 1842 vi si aggiunse, come frequentatore abituale, Giuseppe Verdi, conosciuto dalla contessa alla Scala in occasione del suo trionfo nel Nabucco. Dal 1846 la contessa si separò dal marito, che, conservatore e filoaustriaco, non ne condivideva le simpatie con i liberali. Legatasi a Carlo Tenca, letterato e patriota, sostenne e finanziò con lui la rivoluzione del 1848. Iniziò così, per influenza di Tenca, l’impegno della Maffei per la causa dell’indipendenza: nel cosiddetto “decennio di preparazione” iI suo salotto, divenuto da artistico politico, fu un vero e proprio punto di ritrovo dei patrioti liberali e sede di incontri più o meno segreti di ministri e ambasciatori.
Il salotto Maffei rimase attivo anche dopo la proclamazione del Regno d’Italia, ospitando la nuova generazione di artisti, scrittori e intellettuali, da Boito a Praga, Capuana e De Sanctis.


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