Citazione

L'insegnamento non può fermarsi alle ore di lezioni in classe.

Compito del docente è quello di accompagnare gli allievi nella formazione della persona e ciò può essere possibile solo in un tempo dilatato, per un'educazione permanente (C.C.E., 2001).

Il concetto di educazione permanente indica che si apprende in differenti contesti formali, informali, e non formali: non solo a scuola, ma anche nella rete web.

venerdì 5 febbraio 2016

L’ANACOLUTO




[…]
Ma da quel nido, rondini tardive,
tutti tutti migrammo un giorno nero;
io, la mia patria or è dove si vive;
[…]
Giovanni Pascoli, Romagna

Di errori, quando si parla, se ne fanno parecchi anche senza volerlo. E però se ne fanno anche quando si scrive: per esempio, a volte si vuole imitare il parlato, e nell’imitarlo si fanno frasi storte, a cui sfugge la sintassi; oppure, alla frase, le si vuole dar ritmo, la si vuole giovane e fresca, e si finisce per scriverla irregolare, per lasciarla apparentemente monca: uno comincia una frase e subito la cambia, lasciando lì da sola la parola con cui l’aveva cominciata. Lo faceva anche Manzoni, che nei suoi Promessi sposi scriveva cose come “quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro”; e lo faceva Pavese, che in La luna e i falò diceva “La luna bisogna crederci per forza”.

Ma allora la grammatica non vale?

Certo che vale. Solo che a volte gli scrittori decidono di inciamparci, e fanno di proposito un errore grave, per alcuni gravissimo: l’anacoluto. Un anacoluto c’è quando nella frase salta un nesso e la sintassi si scompiglia, si rompe. Si mette subito il soggetto logico – quello che l’urgenza comunicativa impone di nominare subito, per dargli enfasi -, ma poi lo si abbandona: “La prof, la dovevi vedere come c’è rimasta male” (la prof qui è prima soggetto e poi diventa subito complemento oggetto), “Io, quando ero piccolo, mi si slacciavano le scarpe continuamente” (è una frase, questa, di Paolo Nori, uno scrittore che ha fondato la sua poetica sull’anacoluto) e così via.
Insomma l’anacoluto è un errore, ma lo facciamo continuamente quando parliamo e nessuno se ne accorge; è un errore, ma lo usano gli scrittori perché ha una grande forza espressiva. Eppure se qualcuno lo usa in un tema in classe il prof glielo corregge. Hai voglia a spiegare: “Ho usato una figura retorica, lo faceva anche il Manzoni” – il voto ormai è abbassato. Il problema è questo: che in tutte le altre frasi dei Promessi sposi Manzoni ha dimostrato che l’italiano lo sapeva usare, e qui ha soltanto giocato con le parole. A tutti noi, che stiamo in classe, ci tocca subire l’ingiustizia e farci una ragione del segno rosso.

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