Citazione

L'insegnamento non può fermarsi alle ore di lezioni in classe.

Compito del docente è quello di accompagnare gli allievi nella formazione della persona e ciò può essere possibile solo in un tempo dilatato, per un'educazione permanente (C.C.E., 2001).

Il concetto di educazione permanente indica che si apprende in differenti contesti formali, informali, e non formali: non solo a scuola, ma anche nella rete web.

martedì 10 maggio 2016

L’AMORE A ROMA: CATULLO




Ogni cittadino romano agognava d'intraprendere quel Cursus Honoruom che lo avrebbe portato al potere. Ignorare gli impegni politici dunque era sinonimo di debolezza e fiacchezza fisica. A Roma non c'era spazio per l'amore, né per la poesia disinteressata; non c'era spazio per l'arte e la filosofia: i Mores Maiorum (i costumi degli antichi), l'onore e la forza, la rigidità e l'intransigenza, erano le forze dominanti.
Catullo, invece, fu l'unico ad estraniarsi totalmente dalla vita politica e dalle infamanti lotte per il potere, il primo a disinteressasi della carriera: egli fu l'unico autentico poeta di Roma.
Le sue poesie sono un inno all'amore, alla bellezza, alla sensualità; non c'è spazio per l'onore e la politica.
Egli canta l'amore per una donna, Clodia, una cortigiana romana lasciva ed inquieta, chiamata nei componimenti col nome di Lesbia. Lo pseudonimo fu creato come omaggio alla poetessa greca Saffo, abitante dell'isola di Lesbo, la quale pativa gli stessi tormenti del cantore romano. Lo pseudonimo è un topos della letteratura, che serviva a celare l'identità della donna, per proteggerla da chiacchiere e pettegolezzi inutili, largamente utilizzato nel corso della storia da diverse correnti letterarie: dai Trobador francesi ai poeti siciliani, da Dante a Petrarca: Catullo fu quindi il primo ad inaugurare un genere poetico che andò avanti per secoli. Egli dedica alla sua donna un liber intero, il Liber Catullianus, in cui è delineata la storia del loro amore. Lesbia è una donna ideale e romantica, un'amante taciturna e dolce, una cortigiana dai mille amanti, un essere scostante e camaleontico. Catullo la descrive in mille modi, la ama e ne è affascinato, ma è perfettamente consapevole di essere solo uno dei tanti amanti della donna. Egli non può fare a meno dei suoi baci e delle sue carezze, di quell'affetto camuffato d'amore che lei regala a molti uomini:



Appio Claudio Cieco giudica la sua discendente Clodia

 
Cicerone, per stroncare la figura di Clodia (alias Lesbia), ex-amante del giovane imputato Marco Celio Rufo, immagina qui di evocare dall'oltretomba il vecchio Appio Claudio Cieco e di far giudicare da lui la condotta della sua discendente degenere. Il verdetto è scontato!
Qui1 profecto, si exstiterit, sic aget ac sic loquetur: "Mulier, quid tibi cum Caelio, quid cum homine adulescentulo, quid cum alieno? Cur aut tam familiaris fuisti ut aurum commodares, aut tam inimica ut venenum timeres? Non patrem tuum videras, non patruum, non avum, non proavum, non abavum, non atavum audieras consules fuisse? Non denique modo te Q. Metelli2 matrimonium tenuisse sciebas, clarissimi ac fortissimi viri patriaeque amantissimi, qui simul ac pedem limine extulerat, omnis (= omnes) prope civis (= cives) virtute, gloria, dignitate superabat? Cum ex amplissimo genere in familiam clarissimam nupsisses, cur tibi Caelius tam coniunctus fuit? Cognatus, adfinis, viri tui familiaris? Nihil eorum. Quid igitur fuit, nisi quaedam temeritas ac libido? Nonne te, si nostrae imagines viriles non commovebant, ne progenies quidem mea, Q. illa Claudia, aemulam domesticae laudis in gloria muliebri esse admonebat, non virgo illa Vestalis Claudia, quae patrem complexa triumphantem ab inimico tribuno plebei de curru detrahi passa non est? Cur te fraterna vitia3 potius quam bona paterna et avita et usque a nobis, cum in viris, tum etiam in feminis repetita moverunt? Ideone ego pacem Pyrrhi diremi4, ut tu amorum turpissimorum cotidie foedera ferires? Ideo aquam adduxi, ut ea tu inceste uterere? Ideo viam munivi, ut eam tu alienis viris comitata celebrares?".
Cicerone, Pro Caelio 34

(1) E' Appio Claudio Cieco; 
(2) Quinto Metello Celere, marito di Clodia, morto in circostanze sospette (si dice avvelenato da lei stessa); 
(3) Clodia era la sorella (e, a quando si diceva, l'amante!) di Publio Clodio Pulcro, il celebre tribuno della plebe nemico di Cicerone; 
(4) Cicerone fa riferimento alle più celebri imprese di Appio Claudio Cieco: nel 280 aveva sconsigliato di concludere la pace con Pirro; a lui, poi, sono dovute la costruzione del primo acquedotto romano (l’Aqua Appia) e della Via Appia. Davvero difficile ipotizzare in che senso fosse "immorale" l'uso dell’acqua che faceva Clodia.


E costui senza dubbio, se apparirà, così (la) tratterà e così (le) parlerà: "Donna, che (hai) tu a che fare con Celio, che (hai a che fare) con uno sbarbatello, che (hai a che fare) con un estraneo? Perché sei stata o così intima (con lui) da prestar(gli) del denaro, o così nemica da temere il (suo) veleno? Non avevi visto che tuo padre, non avevi sentito (dire) che tuo zio, tuo nonno, il tuo bisnonno, il tuo trisavolo, il padre del tuo trisavolo erano stati consoli? Infine, non sapevi che ti aveva legata poco prima il matrimonio con Quinto Metello, uomo illustrissimo e valorosissimo, ardente patriota1, che, non appena aveva messo piede fuori della soglia, superava quasi tutti i concittadini in valore, gloria, prestigio? Dal momento che (tu), (proveniente) da una stirpe nobilissima, ti eri unita col matrimonio alla famiglia più illustre, perché Celio ti è stato così intimo? (Era tuo) parente di sangue, di acquisto, (era) un amico di tuo marito? Niente di (tutto) questo. Che cosa è stata, dunque, (la tua), se non una sorta di sconsideratezza e sete di piacere? E se le immagini dei nostri uomini non ti turbavano, neppure la mia discendente, la famosa Quinta Claudia, (ti) incitava ad essere emula della (sua) virtù domestica nella gloria femminile? Non (ti incitava ad esserlo) la celebre vergine vestale Claudia, che, stringendo fra le braccia il padre che celebrava il trionfo, non permise che (egli) fosse tirato giù dal carro dal (suo) nemico, il tribuno della plebe? Perché ti hanno impressionata più i vizi fraterni che le virtù paterne e avite, riprodottesi2 sia negli uomini che nelle donne (della nostra stirpe) a partire da me? Per questo io ho impedito (di concludere un patto di) pace con Pirro, (cioè) perché tu concludessi ogni giorno patti di amori impudicissimi? Per questo ho portato l’acqua (in città), perché tu ne facessi un uso immorale? Per questo ho costruito una strada, perché tu la frequentassi accompagnata da uomini estranei?

The Infamy of Clodia Metelli

 

Clodia Metelli lived in the first century BC, a time when the Roman Republic was controlled by a handful of affluent families, whose quarrels would soon lead to civil war and the rise of an empire.  Clodia descended from one of these families, a branch of the Claudian line. 
Her given name was Claudia, according to the Roman naming custom that all girls were given the feminized version of their family name.  But she changed her name to Clodia in solidarity with her brother, the politician Publius Clodius Pulcher.  The simplified spelling was meant to appear less aristocratic and thus win Clodius the vote of the Roman people.
Although women were not permitted to vote or hold office in republican Rome, Clodia was involved in political dealings through her brother Clodius and, after she married, through her husband, another statesman Metellus Celer.  From this marriage she gained her second name, Metelli. 
Her husband and brother were frequently on opposing sides of political issues.  While Clodius was an advocate for the people, Metellus believed the aristocracy, not the people, should have power in Rome.  Defying her obligations as a wife, Clodia generally took the side of her brother in these disputes.

Lesbia weeping over a sparrow by Sir Lawrence Alma-Tadema (1866). Image source: Wikiart



In 59 BC, Clodia’s husband Metellus died under mysterious circumstances.  She never remarried, but is said to have engaged in a number of affairs.  One of these affairs was with a man named Marcus Caelius Rufus, but the two fell out when Caelius became involved in some seedy political dealings.
In 56 BC, the state took Caelius to court for his crimes.  The charges were the attempted murder of Clodia Metelli and the successful assassination of an Egyptian ambassador.  Clodia would be a witness for the prosecution, testifying that she had knowledge of Caelius’ guilt. 
Cicero, the best orator of his time, was the lawyer for Caelius’ defense.  In his speech, Cicero played on sexist stereotypes to convince the jury that Clodia had coerced Caelius into having an affair and was only now making accusations because he had rejected her.  Cicero portrayed Clodia as promiscuous and dominant, everything a Roman woman should not be.  He even compared her to Medea, a mythical witch and murderess.  To spoil her reputation further, Cicero insinuated that Clodia was having an affair with her own brother and that she had killed her husband.  Cicero’s ad hominem arguments were successful; Caelius was acquitted.
Clodia’s reputation gained further notoriety from the poetry of Catullus, another man with whom she is said to have had an affair.  One of the greatest Roman poets of all time, Catullus wrote poems that alternately adored and defamed a woman named “Lesbia,” which was evidently a pseudonym for Clodia Metelli.

Cattulus at Lesbia’s by Sir Laurence Alma Tadema. Image source: Wikipedia

In the poems, “Lesbia” is the heartless tormentor of lovesick Catullus.  He writes: 


Let us live, my Lesbia, and let us love!
And let the mutterings of stuffy old men
Be worth no more than a penny!
 

(Catullus 5.1-3) 

But after she breaks his heart, Catullus exposes her lechery in a poem to her other lover, Caelius:  

Caelius, our Lesbia, that Lesbia,
The very Lesbia whom Catullus loved
More than he loved himself and all his family,
Now on street corners and in alleyways
Pleasures the distinguished men of Rome. 

(Catullus 58) 

Poems like this have led people to believe that Clodia was promiscuous and immoral.  For many reasons, though, the poems of Catullus cannot be considered historical evidence about Clodia.  Firstly, being a poet and not a historian, Catullus had no obligation to the truth.  Moreover, his treatment of “Lesbia” appears to be the reaction of a rejected lover, and his high emotion undercuts the possibility of an accurate portrayal of his beloved. 
In Cicero’s malicious speech and in Catullus’ impassioned poems, we have a caricature of a person, rather than the real Clodia.  Recent historians, in their hunt for more unbiased depictions of her, have illuminated Cicero’s personal correspondence, which shows a mutual respect between the two aristocrats and belies his earlier depiction of her as debauched.
Clodia Metelli outlived her husband, who died mysteriously, her brother, who was murdered by a mob, and Cicero, who was executed during Rome’s chaotic transition from republic to empire.  In her life, she was victim to the malicious attitudes towards women at this time in history, but despite misleading reports of her licentiousness, her reputation lives on as someone who defied stereotype.  Clodia refused to be relegated to domestic life and was an active force in the politics of Rome.  The hostility and derision she endured at the hands of her contemporary statesmen is a testament to her defiance in the face of rampant misogyny. 




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