Citazione

L'insegnamento non può fermarsi alle ore di lezioni in classe.

Compito del docente è quello di accompagnare gli allievi nella formazione della persona e ciò può essere possibile solo in un tempo dilatato, per un'educazione permanente (C.C.E., 2001).

Il concetto di educazione permanente indica che si apprende in differenti contesti formali, informali, e non formali: non solo a scuola, ma anche nella rete web.

martedì 26 maggio 2020

LO STRAPPO NEL CIELO DI CARTA




Il brano preso in analisi è tratto dalla pagina iniziale del capitolo XII del romanzo ‘Il fu Mattia Pascal’, scritto da Luigi Pirandello.
La prima edizione del romanzo risale al 1904; quest’ultimo fu pubblicato dapprima a puntate (come in Inghilterra era già avvenuto per i romanzi di Dickens, i cosiddetti ‘Novels in instalments’ quali ad esempio David Copperfield o Oliver Twist) all’interno de ‘La nuova Antologia’, per poi essere pubblicato in volume. Non mancarono le traduzioni in altre lingue europee come il tedesco, il francese e l’inglese vista la generosa accoglienza che il pubblico riservò all’opera. Tra tutte, però, l’edizione più importante è sicuramente quella definitiva del 1921, per la presenza dell’appendice intitolata ‘Avvertenze sugli scrupoli della fantasia’, in cui Pirandello afferma che lo scrittore non è tenuto a preoccuparsi della verosimiglianza della storia di cui si vuole trattare, poiché la vita è di fatto così inverosimile che va oltre ogni limite della fantasia.
Quest’ultimo concetto è intrinseco al brano ‘Lo strappo nel cielo di carta’ e racchiude in sé il rifiuto dell’ideologia ottocentesca del positivismo, per far spazio al relativismo del Novecento e  metaforicamente rappresenta la perdita da parte dell’uomo moderno dei valori tradizionali su cui aveva fondato le sue sicurezze.
Mattia Pascal, protagonista dell’opera, cambia identità diventando Adriano Meis e inizia a viaggiare per l’Italia e per l’Europa. Egli poi si stabilisce a Roma nella pensione di Anselmo Paleari, pensatore eccentrico, il quale è portavoce dell’ideologia di Pirandello. Nella Roma di fine Ottocento si assiste ad uno spettacolo di marionette in cui viene rappresentata la tragedia greca “Elettra” di Sofocle.
Paleari enuncia una riflessione sulle conseguenze di uno “strappo nel cielo di carta” del teatrino di marionette durante la rappresentazione della vicenda di Oreste. Quest’ultimo, eroe protagonista dell’ ”Elettra”, incarna l’uomo sicuro dei propri principi e valori. La sua sicurezza gli permette di uccidere senza lacerazioni interiori sua madre e l’amante di lei che sono gli assassini di suo padre Agamennone. Anselmo si chiede allora che cosa succederebbe se nel momento in cui Oreste sta per uccidere la madre si verificasse uno strappo nel cielo di cartapesta del teatrino.
Secondo Paleari Oreste verrebbe assalito dai dubbi e il suo mondo di certezze crollerebbe diventando così un eroe tragico moderno come Amleto. Anche quest’ultimo deve vendicare la morte del padre, ucciso a tradimento con la complicità del madre, ma a differenza di Oreste egli è tormentato, insicuro e pieno di incertezze. La tragedia classica e quella moderna finiscono per coincidere per uno “strappo”. L’immagine del cielo strappato è una metafora del valore distruttivo della ragione nei confronti delle illusioni create dagli uomini per confortarsi. Sotto il cielo lacerato gli uomini si ritrovano soli e privi di guide divine o umane si arrendono all’inazione. La riflessione di Paleari si riferisce in realtà alla triste condizione dell’uomo novecentesco che vede improvvisamente crollare tutte le certezze su cui si erano fondate la scienza e la filosofia fino ad allora. La confusione della marionetta di Oreste corrisponde all’uomo che si ritrova solo e privo di giustificazioni per le proprie azioni sotto un cielo reale e non più illusorio. Questo scenario “strappato” diventa inoltre lo sfondo ideale sul quale viene rappresentata la vicenda di Mattia Pascal che non riesce a trovare la propria identità in un mondo dominato dalle “maschere”.
– La tragedia d’Oreste in un teatrino di marionette! – venne ad annunziarmi il signor Anselmo Paleari. – Marionette automatiche, di nuova invenzione. Stasera, alle ore otto e mezzo, in via dei Prefetti, numero cinquantaquattro. Sarebbe da andarci, signor Meis.
            – La tragedia d’Oreste?
            – Già! D’après Sophocle, dice il manifestino. Sarà l’Elettra. Ora senta un po, che bizzarria mi viene in mente! Se, nel momento culminante, proprio quando la marionetta che rappresenta Oreste è per vendicare la morte del padre sopra Egisto e la madre, si facesse uno strappo nel cielo di carta del teatrino, che avverrebbe? Dica lei.
            – Non saprei, – risposi, stringendomi ne le spalle.
– Ma è facilissimo, signor Meis! Oreste rimarrebbe terribilmente sconcertato da quel buco nel cielo.
            – E perché?
            – Mi lasci dire. Oreste sentirebbe ancora gl’impulsi della vendetta, vorrebbe seguirli con smaniosa passione, ma gli occhi, sul punto, gli andrebbero lì a quello strappo, donde ora ogni sorta di mali influssi penetrerebbero nella scena, e si sentirebbe cader le braccia. Oreste, insomma, diventerebbe Amleto. Tutta la differenza, signor Meis, fra la tragedia antica e la moderna consiste in ciò, creda pure: in un buco nel cielo di carta.
            E se ne andò, ciabattando.
            Dalle vette nuvolose delle sue astrazioni il signor Anselmo lasciava spesso precipitar così, come valanghe, i suoi pensieri. La ragione, il nesso, l’opportunità di essi rimanevano lassù, tra le nuvole, dimodoché difficilmente a chi lo ascoltava riusciva di capirci qualche cosa.
            L’immagine della marionetta d’Oreste sconcertata dal buco nel cielo mi rimase tuttavia un pezzo nella mente. A un certo punto: «Beate le marionette,» sospirai, «su le cui teste di legno il finto cielo si conserva senza strappi! Non perplessità angosciose, né ritegni, né intoppi, né ombre, né pietà: nulla! E possono attendere bravamente e prender gusto alla loro commedia e amare e tener se stesse in considerazione e in pregio, senza soffrir mai vertigini o capogiri, poiché per la loro statura e per le loro azioni quel cielo è un tetto proporzionato.

Il brano può essere diviso in due sezioni: la prima è una sequenza dialogica tra il filosofo Anselmo Paleari e il protagonista del romanzo, Mattia Pascal, che si cela sotto le mentite spoglie del signor Adriano Meis. L’intellettuale invita il protagonista ad uno spettacolo di marionette, il quale non è altro che una trasposizione del celebre dramma di Oreste, tragedia classica del mondo greco scritta da Sofocle. Dopo aver descritto brevemente il tema dello spettacolo al signor Meis, dunque, Anselmo Paleari invita lo stesso ad una riflessione: cosa succederebbe se al culmine della tragedia, la marionetta dell’Oreste, ormai sul punto di vendicare la morte del padre, si accorgesse di uno squarcio nel cielo di carta del teatrino? Semplice: il personaggio si trasformerebbe da carattere fisso (come era per tutti i personaggi della classicità, compresi  l’Achille o l’Ulisse delle opere di Omero) a personaggio moderno, dinamico, come l’Amleto Shakespeariano. Il personaggio ideato dal poeta inglese, omonimo della tragedia di cui è protagonista, è infatti divenuto un simbolo per quanto riguarda la psicologia dei personaggi del dramma moderno per le sue continue preoccupazioni, i dubbi che lo assalgono appena prima di agire. Per questo l’Amleto può essere definita la tragedia della ‘non-azione’. Amleto, dunque, non essendo capace di agire, diviene un inetto di fronte alla realtà, l’esatto opposto dell’Oreste di Sofocle, che invece è piatto nella sua sicurezza e nelle sue azioni. Questa riflessione del Paleari rimane allora impressa nella mente de protagonista.
Si passa così alla seconda parte, prettamente riflessiva e, per questo, costituita da un monologo del protagonista.
Mattia, in un certo qual modo, si identifica nella marionetta che si rende conto di vivere in microcosmo: come la marionetta egli era un tipo, un protagonista piatto della propria esistenza, prigioniero della trappola sociale costituita dalla famiglia oppressiva e da un lavoro frustrante, come Belluca, protagonista della novella ‘Il treno ha fischiato’, sempre scritta da Pirandello.  
Mentre Il ragionier Belluca riesce a fuggire dalla sua esistenza opprimente solo tramite l’immaginazione è per questo viene ritenuto da tutti un pazzo, Mattia Pascal riesce ad evadere concretamente dalla propria quotidianità e, una volta capace di guardare la realtà da un altro punto di vista, come una marionetta di fronte alla rottura del cielo di carta si rende conto che la realtà non è oggettiva, bensì è relativa ( se prima la sua vita stressante rappresentava la realtà, ora la sua realtà è la vita del signor Adriano Meis). Dunque il protagonista stesso, di fronte a tale scoperta, diviene un Amleto, cioè un semplice spettatore della vita.
Seppure il testo in questione sia breve, dunque, è molto importante poiché rappresenta un vero e proprio “cantuccio” del Pirandello, il quale, attraverso il personaggio del filosofo Anselmo Paleari, fa irruzione all’interno della narrazione esprimendo liberamente il proprio pensiero sulla vita.
Egli esprime, come già accennato, il rifiuto della visione positivista, predominante nel panorama ottocentesco,  preferendo la filosofia del relativismo, diffusa nel corso del XX secolo grazie a filosofi quali Nietzsche e Bergson e a scienziati quali Einstein e Plank. La suddetta corrente di pensiero, come ben espresso dal Paleari, afferma la molteplicità dei punti di vista sull’esistenza e, di conseguenza, la relatività della realtà. Di fronte a questa molteplicità l’uomo si sdoppia come la marionetta di Oreste e non è in grado di agire. Viene così ripresa la figura dell’inetto, già presente nell’opera di D’Annunzio con il personaggio di Andrea Sperelli, protagonista del romanzo il Piacere.
Il fu Mattia Pascal probabilmente deve il suo immenso successo proprio alle numerose  digressioni come “Lo strappo nel cielo di carta”, le quali spesso prendono il sopravvento sulla narrazione principale (come avveniva già nel romanzo I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni).


Nessun commento:

Posta un commento